martedì 3 giugno 2008

La favola del cibo

15 gennaio 2008
Mostra: La favola del cibo a
bbondanza e privazione
A cura di Milli Gandini
15/01-15/02/2008

Inaugurazione: Martedì 15 Gennaio 2008 h 19. Orari galleria: Lu – Ve 15 – 19 e su appuntamento

Invito di partecipazione agli artisti:
Guido Anderloni, Nanni Balestrini, Milena Barberis, Grazia Bonomo, Sergio Dangelo, Silla Ferradini, Loredana Galante, Eliana Galvani, Giampaolo Kohler, Sivia Levenson, Matteo Licitra, Maura Garau, Moreno Gentili, Gigirigamonti, Valeria Magli, Sara Magni, Running Mannarelli, Andrea Mattoni, Michelangelo Jr, Claus Miller, Maria Mulas, Silvia Palombi, Lisa Ponti, Andrea Scartabelli, Mariuccia Secol, Alberto Tognola, Michelle Vasseur, Marlene Winkes.

Ormai chi ci segue sa che il tema delle nostre collettive consiste nella scelta di un materiale e una piccola storia vera che lo riguarda. Gli artisti invitati, sono chiamati oggi a esprimersi sul cibo.
Negli anni sessanta, a Venezia una nobildonna, contessa Amalia Nani Mocenigo, a causa di una misteriosa malattia, non potendosi più nutrire di carne cotta, si rivolse al mago Cipriani del mitico Harry’s Bar. Questi, ispiratosi a Vittore Carpaccio –il grandissimo pittore veneziano ricordato anche per le tonalità dei suoi rossi- inventò lì per lì il piatto che tutti conoscono appunto come il “carpaccio”.
E questa è storia da ricchi.

Negli ultimi tempi, il cibo è divenuto protagonista di ininterrotto spettacolo: cinema, televisione, mostre, giornali…Ma non c’è nulla di nuovo sotto il sole, infatti, nelle Fiabe italiane raccolte dalla tradizione popolare e trascritte da Calvino –in abbondanza o per privazione- il cibo è l’oggetto di tutte le storie inventate e tramandate soprattutto da chi ne aveva proprio poco e che: non sa cosa mettere in pentola e s’avvia a battere la campagna “per minestra”; un cavolo più grosso degli altri sradicato apre lo spiraglio d’un mondo sotterraneo dove si può trovare uno sposo o una strega o un barbablù antropofago.(…) Ma la situazione “realistica”della miseria non è solo un motivo d’apertura della fiaba, una specie di trampolino di lancio per il salto nel meraviglioso, un termine di contrasto col regale e il sovrannaturale .C’è la fiaba contadina dal principio alla fine…*

E questa è una storia di poveri alla ventura, alla perigliosa ricerca della tavola imbandita, è una storia che rimanda sì a qualche vecchio pescatore che quasi alla fine della sua vita trova il pesce d’oro, ma la contemporaneità è soprattutto nei figli, nei giovani di tutto il mondo che vengono mandati ad affrontare foreste e montagne impervie orchi inganni e re crudeli.
Del suo lavoro di raccolta, Calvino dice: “Ogni poco mi pareva che la scatola magica che avevo aperto la perduta logica che governava il mondo delle fiabe si fosse scatenata, ritornando a dominare sulla terra. Ora posso dire che non è stata un’allucinazione. E’ stata piuttosto una conferma di qualcosa che sapevo già in partenza (…) ed è che io credo questo: le fiabe sono vere”*
*(dall’ introduzione di Italo Calvino Fiabe italiane 1956 Giulio Einaudi editore s.p.a. Torino)

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